Lazialità d'esportazione

Fino a qualche tempo fa era d'uso comune per le partite giocate all'estero dai pigiamati inserire la parola "Rome" tra parentesi subito dopo il nome Lazio per far capire quale fosse la provenienza della squadra. Grazie all'evoluzione dei mezzi di comunicazione finalmente non è più necessario dover ricorrere a questi sotterfugi per fornire spiegazioni, anche all'estero ormai sanno cosa rappresenti davvero il nome "Lazio".

Ve ne diamo prova con la copertina di un giornale sportivo austriaco chiamato Ballesterer, una sorta di magazine simile al nostro Guerin Sportivo che si occupa di calcio. La copertina del numero 57, pubblicato nel novembre 2010, fu dedicata interamente alla squadra biancoceleste e alla sua banderuola Paolo Di Canio. Una meravigliosa illustrazione sintetizzava al meglio lo spirito dei supporters villici: una cartina che nel disegno rammentava quelle dell'Antica Roma nella quale era appuntato un enorme labaro biancoceleste con in cima l'aquila dalle ali spiegate la cui ombra proiettava a terra la silhouette di Mr. Enrich, simbolo degli Irriducibili.

Una copertina che rese orgogliosi tutti i tifosi villici che abbagliati da cotanta pomposità non si accorsero del punto in cui gli austriaci, noti per la loro indissolubile pignoleria, decisero di piantare il vessillo: non sull'Urbe bensì in un imprecisato punto dell'alto Lazio nei pressi della provincia di Viterbo.