di Franco Melli – Stralcio dell’articolo pubblicato sul
Corriere dello Sport
Franco Melli e l'angina-Pektovic
Servono sacche d'irragionevole ottimismo per immaginare una
Lazio proiettata verso traguardi ambiziosi, dopo l'agosto dell'angina-Pektovic
e degli affetti ai minimi storici. Questo è l'ottavo anno di Claudio Lotito,
benefattore e tiranno; ritenuto indifferentemente capo omnicomprensivo e
affabulatore poco munifico, ma a guardar bene sono soprattutto i giorni torridi
del nostro scontento. Ecco: l'orizzonte si raccorcia al punto di determinare
un senso di soffocamento, forse rassegnazione, mai provati neppure quando
infuriava la contestazione vagheggiando l'alternativa Chinaglia. Giusto Lotito
e Tare potevano complicarsi ulteriormente la vita inventando ad un certo punto
del "vaudeville" l'allenatore che non t'aspetti, l'imprevisto mozzafiato,
il salto dal grigio smorto al buio pesto... Si, dobbiamo riconoscere che nemmeno
nel Fantacalcio più ardito quel gentiluomo di Pektovic avrebbe osato assegnarsi
la Lazio, il suo mondo melodrammatico, i suoi mutevoli umori. Arrivata a
sfiorare la Champion's per due volte consecutive, la Lazio non ha saputo
tradurre in sonanti entusiasmi, quindi in crescenti abbonamenti, la superiorità
anomala sui colori manichei della Roma. Forse capita, è capitato, a tutti quei
dirigenti d'azienda che hanno saputo dare retta esclusivamente ai loro
convincimenti, a costo di restare soli nella bufera. Forse quì c'è da
sconfiggere un'altra congiura d'astri, mentre Lotito, stracciato ogni
suggerimento proveniente dall'esterno, ribadisce che la Lazio è lui,
nient'altro che lui. Coraggio! In fondo le cronache ci ricordano che è gestore
fortunato, un uomo di numeri che
resta sempre in piedi, che si spezza ma non si
piega. Questo passa il convento dal 2004.
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