Tifare Lazio: la filosofia del tifo contro

Perché scegliere di tifare Lazio?

"Tradizione e Distinzione" non è solo una frase con un chiaro retrogusto all'olio di ricino, è anche uno dei motti più cari ai supporters pigiamati che ne fanno un uso smodato per ribadire la loro filosofia di vita: quella di sentirsi un'élite di prescelti che dovrebbe ergersi al di sopra della massa.
Essere un élite non necessariamente indica un qualcosa di positivo, lo stesso termine può avere dei risvolti negativi: significa implicitamente comunque il far parte di un piccolo gruppo di persone. Un'autoconsapevolezza che il tifoso laziale, nonostante i proclami di orgoglio e fierezza, vive inevitabilmente male covando continuamente rancore e invidia nei confronti della maggioranza.
Che significa questo? Vuol dire vivere un complesso di inferiorità che porta i pigiamati a gioire appassionatamente non per le vittorie della propria compagine ma a vedere l'oggetto del proprio tifo, la Lazio, come un mezzo per contrastare il vero ed unico obiettivo ultimo della loro filosofia: la Roma.

La Roma: un'ossessione dalla quale il laziale non riesce a prescindere, un chiodo fisso che lo fa star male e che allo stesso tempo stimola il suo ingegno per cercare continuamente in polverosi archivi, motivazioni e cavilli atti a dimostrare un'utopica superiorità cittadina che nei fatti la sua squadra non potrà mai avere, perché la Lazie non potrà mai rappresentare la città nella quale gioca.
Questa filosofia inquinata, fatta di astio, tristezza e complessi, traspare continuamente in ognuna delle manifestazioni del tifoso biancosbiadito; di seguito andiamo ad analizzare una serie di esempi che avvalorano la tesi esposta in questo post:


Coreografie

29 aprile 2001, la Roma prima in classifica dall'inizio del Campionato rischia seriamente di strappare lo Scudetto dalle maglie pigiamate, un'esasperata curva nord in preda al terrore decide di mettere da parte l'ironia e di passare direttamente all'improperio nei confronti degli storici avversari allestendo una raffinatissima coreografia fissa creata con l'ausilio di fratini. La scritta ha lo scopo di insultare i dirimpettai per tutto il match, il risultato è invece quello di offendere la città intera visto che quel "A.S." sotto il tabellone, che avrebbe dovuto chiarire il destinatario del messaggio, passa visivamente in secondo piano rispetto alle enormi lettere formate dal pubblico:



Dopo una serie di cadute di stile, il tifoso biancoceleste decide nel corso della stagione 2011/12 di sguinzagliare un'abilità sviluppata soprattutto negli ultimi anni: la filologia e la ricerca storica d'archivio. Dalla tranquillità delle sue campagne, nei momenti liberi, quando il maggese lascia anche al bifolco la possibilità avvicendarsi e godersi il meritato riposo, il tifoso laziale del nuovo millennio, dopo aver studiato per anni la storia calcistica della Capitale per trovare un senso alla propria esistenza, decide di cambiare materia dedicandosi alla letteratura vernacolare romana. Assistiamo così alla creazione di coreografie enigmatiche, assolutamente prive del senso di ironia tipicamente romano, che rispolverano frasi casuali tratte da sonetti del Belli e strofe di antiche canzoni popolari romane che decontestualizzate perdono completamente di significato:




L'insulto del laziale diventa così sofisticato: utilizzo la cultura per dimostrarvi che siete degli ignoranti e che della storia di Roma non sapete nulla. Una trovata poco brillante che, per rimanere nell'ambito letterario, ricorda l'atteggiamento vile di un impaurito Don Abbondio che a dispetto delle minacce dei Bravi pronunciava incompresibili frasi in latino per cercare in qualche modo di intimorire i suoi biechi antagonisti.


Tifo




Il 2 maggio 2010, i tifosi pigiamati, nuovamente presi dal panico per un'eventuale sorpasso della Roma in vetta alla classifica sull'Inter, in occasione della partita casalinga della propria squadra proprio contro i nerazzurri di Milano decidono di tifare contro la loro squadra, minacciando e fischiando i propri beniamini durante la partita e esultando in modo sguaiato ai gol degli avversari in un'atmosfera surreale. Queste le dichiarazioni dei tifosi pigiamati dopo il match:



Memoria

Il primo Aprile 2012, muore Giorgio Chinaglia, bandiera biancoceleste, scomparso in latitanza presso una sconosciuta località della Florida chiamata "Naples". Qual è l'unico gesto compiuto da uno dei pochi giocatori simbolo della storia pigiamata ad esser ricordato? Lo scudetto? Una prodezza balistica? Un gol importante?...No, la mente dei tifosi biancocelesti anche di fronte ad un così triste evento è sempre comunque rivolta verso il loro unico ed indissolubile pensiero:



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