La Lazio riscopre la sua storia nella mascotte ufficiale

Da un po' di tempo a questa parte ci chiedevamo come mai la società sportiva biancoceleste avesse deciso improvvisamente di cambiare la propria mascotte: il vispo aquilotto il cui nome "Skeggia" richiamava alla mente buffe assonanze con altre grossolane parole, con un tenero e languido orsacchiotto.
Molti supporters pigiamati, stupiti per questo cambio drastico non hanno compreso la scelta ritenendola incoerente nei confronti di storia e simboli appartenenti alla propria squadra del cuore. In realtà la mossa compiuta dalla società del "Tycoon" Claudio Lotito è stata un omaggio alle radici del club; l'orso altri non è che il simbolo di Capurso (cui nome è un evidente richiamo a codesto animale selvatico), mitico luogo che diede i natali al primo presidente biancoceleste Giuseppe Pedercini.


Il cambio di mascotte è stata dunque una scelta ben ponderata ed azzeccata dagli esperti di marketing sbiaditi, atta a trasmettere ai posteri (come tradizione laziale vuole: "di padre in figlio") le origini storiche della mitica società pigiamata legata ai destini di due splendide regioni del centro-sud Italia: il Lazio e le Puglie. Un'operazione commerciale che suscita in noi grande orgoglio e che accogliamo con un grande plauso.

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